Intervista a Stefano Rodotà di Giacomo Russo Spena. Pubblicato su Micromega il 22 gennaio 2015
“Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia. Lo dico senza iattanza, ma hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società”. Il giurista non risparmia riflessioni, ragionamenti e giudizi, anche duri. Una conversazione che va dal suo ultimo libro “Solidarietà” al bisogno di una coalizione sociale nel Paese passando per il ruolo della magistratura e le elezioni in Grecia: “La vittoria di Syriza cambierebbe gli scenari europei”.
di Stefano Rodotà, pubblicato su Left.it il 16 gennaio 2015
A pochi giorni dai drammatici eventi che hanno scosso la patria di “liberté, égalité, fraternité” è d’obbligo condurre una seria riflessione sulla dissoluzione cui stiamo assistendo dei legami umani. Per non soccombere a un realismo disperato e cinico, Stefano Rodotà prosegue quella riflessione sui diritti, che aveva iniziato con Il diritto di avere diritti, nel suo nuovo libro Solidarietà. Un’utopia necessaria (ed. Laterza).
Redazione L'Altra News
Il Comitato promotore della proposta di legge di iniziativa popolare per l’abrogazione del pareggio di bilancio in Costituzione, sabato 18 dicembre ha organizzato una giornata nazionale per la raccolta delle firme. A Roma si è svolto un incontro pubblico sulla Campagna per la raccolta delle firme a cui hanno partecipato Susanna Camusso, segretaria generale Cgil; il costituzionalista Stefano Rodotà e il segretario generale della FIOM-CGIL Maurizio Landini.
Giulio Marcon ha svolto una rapida introduzione e la direttora de Il Manifesto Norma Rangeri ha coordinato i lavori facendo le domande ai vari oratori. Alfonso Gianni ha concluso la serata.
di Giorgio Airaudo pubblicato su il manifesto del 26/11/2014 (visualizza articolo originale)
Lavoro. Un voto che allarga la crepa con il paese. Aver imposto alla camera una procedura straordinaria per approvare una legge delega con forti aspetti di incostituzionalità aggrava la già grande distanza tra ciò che il parlamento ha discusso sul Jobs Act e il paese reale. Il paese reale unisce nelle piazze i giovani precari che vogliono diritti e lavoro per tutti e i lavoratori che difendono i loro diritti ancora una volta per tutti. Il paese reale unisce nello sciopero generale del 12 dicembre i sindacati che chiedono ascolto per i lavoratori. Questa è una distanza che oramai si misura nell’aumento delle astensioni di elezione in elezione.