Le potenze aderenti alla Nato e le petromonarchie del Golfo in questi trenta anni hanno creato, finanziato, sostenuto e utilizzato gruppi terroristici in vari paesi per destabilizzare, dividere, terrorizzare.
Oggi li utilizzano come pretesto per continuare la loro opera devastatrice.
C'è un legame tra la grande crisi economica e la guerra? Si ed è ormai evidente a molti. Per questo la guerra ha molte facce e molti fronti, inclusi quelli che stanno portando allo stato d'emergenza e alla restrizione della democrazia in molti paesi.
C'è un legame tra la guerra e l'eliminazione dei diritti sociali conquistati? Si perché i governi dell'Unione Europea hanno deciso senza battere ciglio che le spese militari e per la sicurezza potevano essere aumentate mentre quelle per la sanità, il lavoro, la scuola, le abitazioni continuano ad essere tagliate.
L'Italia è coinvolta dalla guerra? Si anche se pochi se ne accorgono.
L'invio di 450 militari italiani in Iraq, l'ultimatum dato alle fazioni che si contendono la Libia o il boom della vendita di armi italiane all'Arabia Saudita, al Kuwait e ad altri paesi lo confermano.
La Nato, gli Stati Uniti e l'Unione Europea rendono subalterni i singoli governi e molto spesso ci troviamo coinvolti nelle guerre ancora prima di essersene accorti.
Il 16 gennaio scenderemo in piazza per dire basta con la guerra.
Perchè le guerre le fanno i governi ma la gente che muore è sempre la nostra gente, qui e negli altri paesi.
Scendiamo in piazza perché sosteniamo ogni resistenza contro la guerra, perché vogliamo uscire dalla Nato, perché siamo contrari alla guerra contro i poveri e i migranti, perché riteniamo che l'unica guerra che si deve combattere è la guerra contro la miseria.