Famiglie omogenitoriali: cosa dicono davvero gli studi mondiali In evidenza

Mercoledì, 27 Gennaio 2016 18:33

di Eugenia Romanelli pubblicato su IlFattoQuotidiano.Blog il 27 gennaio 2016

Sento e leggo beceri riferimenti a studi immaginari per dimostrare questo e quello a caso, senza la minima consapevolezza né coscienza di che cosa sia una ricerca scientifica. Allora, tutti seduti, vi faccio una lezione, così non potrete più, voi ignoranti in cattiva fede, blaterare a caso e manipolare media, social media e vicini di casa.

Cominciamo col mettere un punto fermo: dai primi rapporti psicologici sulle famiglie omogenitoriali sono passati oltre 40 anni (il primo fu Osman nel 1972). Poco? Sì, rispetto a quelli sulla polmonite, molto se si prende a paragone quelli sull’anoressia. In sostanza, abbastanza per avere un quadro approfondito.

Una recente analisi della letteratura scientifica sull’omogenitorialità compiuta da Adams e Light nel 2015 ha passato in rassegna tutte le pubblicazioni scientificamente accreditate al mondo per concludere che, intorno agli anni 2000, la comunità scientifica internazionale ha raggiunto l’unanimità sul principio che non sussistano differenze significative tra figli di genitori omosessuali e di quelli eterosessuali.

Tuttavia, esiste una posizione, minoritaria ma rumorosa, di alcuni ricercatori che sostengono il contrario, ossia che l’omogenitorialità sia causa di disagio per i figli. Tali ricercatori sono tutti legati all’accademia cristiana, a istituti di ricerca sulla famiglia fondati da chiese o aderenti a mission religiose e università cristiane. Gli studi in questione sono solamente quattro su migliaia, ma proprio perché in perfetta controtendenza rispetto alle conclusioni della comunità scientifica internazionale, hanno suscitato molto clamore (potete trovarli cercando Sarantakos, 1996; Regnerus, 2012; Sullins, 2015; Allen, 2013, quest’ultimo con taglio economico). Tali ricerche ad oggi sono state tutte smontate dalla stessa comunità scientifica che li ha screditati e disconosciuti per via di gravi falle nel metodo della raccolta dati. Nel caso di Regnerus, addirittura, la rivista che lo aveva pubblicato ha aperto una indagine e, verificate le incongruenze scientifiche e l’impostazione ideologica, ha chiesto all’autore di ritrattare le proprie conclusioni, cosa che Regnerus ha poi in effetti fatto.

Per chi fosse sinceramente interessato a verificare personalmente, e ad approfondire quanto dico (ad esempio smontando il falso luogo comune per cui gli studi accreditati siano stati finanziati da associazioni gay), consiglio il primo testo italiano che riporta tutti gli studi esistenti al mondo sul tema, per di più in modo ragionato e semplice da consultare: La famiglia in-attesa, appena uscito, è a firma dell’attento Federico Ferrari (Mimesis Edizioni), e riporta ben 38 pagine di bibliografia internazionale.

E ora, veniamo alle cose più interessanti. Siamo infatti in attesa di tre grandi studi sulle famiglie contemporanee: l’ “Australian Study of Child Health in Same-Sex Family” di Crouch (Università di Melbourne), sullo sviluppo di 315 genitori con 500 figli tra gli 0 e i 17 anni (fino ad oggi, dai rapporti parziali divulgati, si deduce che genitori e figli percepiscono positiva e normale la loro famiglia, hanno un livello di benessere psico-fisico superiore alla media delle famiglie eterogenitoriali, anche se lo stigma omofobico abbassa la qualità della loro salute mentale); la “Research on New Family Forms” di Golombok e Ehrhard (Cambridge e Columbia University), sui padri gay con figli nati da surrocacy tra i tre e gli otto anni; il “New Parents Study” di Lamb (Cambridge), Bos-Gelederen (Amsterdam) e Vecho-Gross (Parigi), che sta osservando lo sviluppo del primo anno di età dei bambini nati da procreazione assistita, sia in famiglie omosessuali che in quelle eterosessuali.

E l’Italia? Siamo a un paio di studi appena, come ho già scritto qui: il più importante è sicuramente quello di Baiocco, R., Santamaria, F., Ioverno, S., Petracca, C., Biondi, P., Laghi, F., Mazzoni, S. (2013), “Famiglie composte da genitori gay e lesbiche e famiglie composte da genitori eterosessuali: benessere dei bambini, impegno nella relazione e soddisfazione diadica”, in «Infanzia e Adolescenza», vol. 12, n. 2, pp. 99-112. Ma anche D’amore, S., Simonelli, A., Miscioscia, M. (2013), “La qualità delle interazioni triadiche nelle famiglie lesbo-genitoriali: uno studio pilota con la procedura del Lausanne Trilogue Play”, in «Infanzia e Adolescenza», vol. 12, n. 2, pp. 113-127. Altri testi e articoli sono quelli di Lalli, C. (2009), “Buoni genitori”, il Saggiatore, Milano; Lingiardi, V. (2007/2012), “Citizen gay. Affetti e diritti”, il Saggiatore, Milano; Lingiardi, V. (2013), “La famiglia inconcepibile”, in «Infanzia e Adolescenza», vol. 12, n. 2, pp. 74-85; Lingiardi, V., Carone, N. (2013), “Adozione e omogenitorialità: l’abbandono di Edipo?”, in «Funzione gamma», vol. 30. Buona lettura!

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