Agorà dell’acqua In evidenza

Giovedì, 29 Ottobre 2015 09:00

di Paolo Carsetti pubblicato su Comune.info il 26 ottobre 2015
Nell’ultimo anno e mezzo sono stati diversi i provvedimenti promossi dal governo e approvati dal parlamento con cui si persegue il chiaro obiettivo di rilanciare la cessione al mercato dei servizi pubblici locali e più in generale dei beni comuni: decreto Sblocca Italia, legge di stabilità, Riforma della Pubblica Amministrazione, oltre alla spinta impressa a livello internazionale a favore dei trattati T-tip e Tisa.
Attraverso il decreto Sblocca Italia si costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare la procedura delle bonifiche.

Mentre il combinato disposto che ne deriva crea un meccanismo per cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali – A2A, Iren, Hera e Acea – già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i “campioni” nazionali in grado di competere sul mercato globale. Ciò si configurerebbe come una reale regressione ai primi del novecento quando a gestire l’acqua e i servizi pubblici erano pochi monopoli privati.
Sembra evidente, dunque, come il governo intenda indicare la direzione della privatizzazione dei servizi pubblici, incentivando esplicitamente le dismissioni di quote dei comuni e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione. Si arriverebbe, quindi, a costruire un vero ricatto nei confronti degli enti locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario, giungendo così a relegarli esclusivamente a un ruolo di “controllo” esterno o con quote di assoluta minoranza.
Oggi si utilizza una strategia ben più subdola di quella sconfitta dal referendum del 2011, ovvero non si obbliga più alla privatizzazione, ma si favoriscono i processi che puntano ad raggiungere il medesimo obiettivo attraverso incentivi e premi o ritorsioni e rappresaglie nei confronti degli Enti Locali.
Si tratta di provvedimenti che rischiano di costruire un muro che divide la società, da una parte le grandi aziende, i mercati finanziari ed istituti bancari, dall’altra la cittadinanza. All’interno di questa divisione continua a rimanere evidente come le istituzioni, italiane e europee, proseguano diligentemente nell’applicazione delle politiche di austerità le quali si traducono in tagli al welfare e ai diritti, in cessione di porzioni di sovranità al mercato.
In questi anni, come movimento dell’acqua, abbiamo combattuto quotidianamente per affermare il diritto all’acqua pubblica, avendo la massima attenzione al ciclo integrato di questo bene. Abbiamo costruito un referendum in cui la cittadinanza si è espressa contro la privatizzazione e per una gestione pubblica dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Una prima e chiara risposta all’ineluttabilità delle ricette delle politiche economiche e sociali che si vogliono imporre nel nostro continente.
Come quell’esperienza, altre in Italia, come in Europa, continuano ostinatamente ad affermare quei principi, costruendo nuovi legami e relazioni sui territori, costruendo una conoscenza diffusa, studiando e progettando modelli alternativi, ponendo le basi per un modello sociale che superi la dicotomia tra pubblico e privato.
A partire da queste considerazioni abbiamo immaginato di costruire questa due giorni del 7 e 8 novembre “Diritto all’acqua, diritto al futuro – Agorà dell’acqua e dei beni comuni” come un momento di confronto e riflessione. Un appuntamento che anche prendendo spunto dai ragionamenti che come movimento per l’acqua abbiamo sviluppato in questi anni, prova individuare le connessioni con altre battaglie, esperienze ed intelligenze. Un appuntamento che provi ad essere una presa di parola pubblica e, allo stesso momento, un momento di formazione di strumenti utili a tutte e tutti, una volta tornati nei propri territori.
Abbiamo immaginato questa due giorni come un ‘occasione per avviare un confronto collettivo tramite il quale si possano condividere esperienze, costruire strumenti collettivi e tracciare l’avvio di un cammino comune, in cui affermare un’alleanza sociale, basata sui contenuti per l’affermazione di una nuova sfera del Comune.
Con questa due giorni e i diversi dibattiti che si svolgeranno ci poniamo l’obiettivo che possa essere un passaggio utile a focalizzare le tematiche e la definizione del diritto all’acqua e la difesa dei beni comuni mediante una loro gestione diretta e partecipativa; a capire dove i beni comuni, naturali ed immateriali, costruiscono una connessione con un nuovo welfare; ad affermare la necessaria fuoriuscita dalla finanziarizzazione dell’economia e della società; ad intendere un sistema naturale in maniera olistica, di cui siamo parte e che va tutelato, trovandoci di fronte ad una crisi ambientale senza precedenti.
In conclusione vorremo che questo incontro, a partire da una condivisione di percorsi ed esperienze, producesse delle proposte volte all’attivazione che permettano di riprendere un cammino per un altro futuro possibile.

Le due giornate del 7 e 8 novembre 2015  a Roma

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