Accipicchia si fan vivi i fantasmi dei Municipi #perRoma! In evidenza

Venerdì, 22 Gennaio 2016 22:44

di Bubo

Al Bancaccio, il 23 gennaio 2016 Presidenti, Assessori, Consiglieri, dei Municipi di Roma attivisti, cittadini, militanti. per discettare da par loro sule esperienze di governo del centrosinistra per il rilancio della Capitale

S’impone una rapida fuga dal sommamente inutile

Intanto, il modo in cui queste persone salgono in cattedra presentandosi: “siamo quelli che si impegnano … coloro che hanno reagito …. coloro che si sono fatti carico …. coloro che non si fermano”. Insomma, coloro che, hanno “messo al centro della loro azione gli interessi di Roma”.

Accidenti! C’è da chiedersi perché poi siamo in una situazione drammatica, con una città commissariata ( ed è solo un eufemismo puerile definire tale commissariamento ademocratico), una situazione sociale drammatica, servizi pubblici, a cominciare dalla mobilità (della quale mi occupo) al collasso, l’indisturbato scorazzare nella città di bus turistici e non solo, problemi gravissimi di convivenza con immigrati, rom, rifugiati.

Se il consumo di suolo o la dichiarazione di interesse pubblico per la grande speculazione edilizia di Tor di Valle che va sotto il nome di Stadio della Roma, o la nuova autostrada Pontina, o la cosiddetta rigenerazione urbana continuamente citata senza alcun programma integrato di rivitalizzazione delle periferie o delle parti degradate della città, o il flop delle cosiddette Conferenze urbanistiche dei Municipi, o l’assurdo parcheggio a Termini, o la Metro C, o le privatizzazioni ( e si potrebbe continuare in un lunghissimo elenco) sono i tratti caratteristici del recente cosiddetto governo urbano, accanto a pochi ma significativi atti attuati con ostilità di una parte della stessa maggioranza capitolina, di che cosa si dovrebbe discutere il 23? Del consenso di tutti i Municipi all’idea delle Olimpiadi a Roma?

Ma perché non si sono almeno letti, presidenti e consiglieri, su come sono state pesanti le conseguenze delle Olimpiadi nelle città in cui si sono tenute negli anni scorsi.

Ora, però, chiamano al confronto. Non è chiaro in che modo pubblico si siano fatti carico, come dicono, dello “smarrimento seguito alla conclusione anticipata della giunta Marino”. Ohibò, qui è scappata una poco elegante asserzione coscientemente contraria alla verità (nome comune: bugia!). Forse il loro così intimo e sofferto smarrimento spiega perché allora, al momento dello scioglimento del Consiglio comunale, non abbiano chiamato al confronto surrogando i consiglieri comunali che si sono aggiunti a quelli dell’opposizione per mandare a casa la loro stessa giunta, senza dibattito. Si può chiedere che nessuno dei consiglieri di allora sia ripresentato perché ha dato la dimostrazione, scegliendo di andare dal notaio piuttosto che in Consiglio comunale, che più gli interessa la propria rielezione che il rapporto con i cittadini?


Noi siamo pronti, dicono con enfasi , presidenti, consiglieri, ecc. ecc. ma non si tratta di riallineare “pezzi di programma condiviso” come si esprimono. Bensì, semmai, di discutere della crisi politica e della democrazia in questa città. Di delineare una politica per la città oggi, e non in un astratto futuro. Non è di alcun interesse almanaccare sul futuro e sull’interesse generale e dimenticare i conflitti presenti e l’insufficienza del proprio pensiero. E’ surreale che presidenti e consiglieri e militanti di partito abbiano così presto dimenticato che alle ultime Comunali fortissima fu l’astensione e che loro stessi politicamente, se non formalmente, erano assai poco rappresentativi. Del resto abbiamo un Governo che si permette di cambiare la Costituzione con un Parlamento eletto sulla base di una legge incostituzionale e che continua, come i precedenti, a non tener conto che un referendum ha sancito un indirizzo differente in tema di acqua e servizi di trasporto locale.


Noi siamo pronti, dicono e fanno appello all’orgoglio invece di prendere in carico la difficoltà di cambiare, di una analisi severa della realtà. Come dovrebbero, per evitare ulteriori sofferenze alla città.


Bertolt Brecht scrisse un bellissimo dialogo tra due profughi tedeschi, un po’ la nostra condizione. A un certo punto accennano alla dialettica  e l’operaio Kalle così risponde al fisico Ziffel: “Noi di Hegel ci interessavamo moltissimo. Ci davano da studiare dei riassunti delle sue opere. Sa, con lui è meglio attenersi ai riassunti – come il giorno prima dell’esame. Ci interessava, per via che vedevamo tante cose che avevano uno spirito dialettico come dice lei. Per esempio, che in quelli di noi che venivano dal popolo e che andavano al governo ci siano stati così buffi cambiamenti, e cioè che una volta al governo non erano più solidali col popolo, ma soltanto col governo”

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