Saranno la scuola e la cultura a salvarci dai killer fondamentalisti In evidenza

Martedì, 17 Novembre 2015 18:37

di Claudio Giua pubblicato su Huffingtonpost il 15 novembre 2015

"Ho bisogno di essere tranquillizzata. Te l'avevo già chiesto la scorsa settimana, è vero, ma adesso, dopo le stragi di Parigi e quel che sento dire in tv da Salvini, Gasparri, Sgarbi e Santanché, mi sembra d'avere visto giusto: della nuova legge sulla cittadinanza non si farà più nulla". Laura era già sfiduciata. L'altra domenica aveva visto Matteo Salvini trionfante sul palco di piazza Maggiore accanto a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, i fascisti lividi con le braccia tese nel saluto romano, gli antagonisti idioti che pestavano - ricambiati - i poliziotti. M'aveva telefonato per dirmi d'essersi convinta che, se questa destra senza più centro troverà consensi, le speranze sue e del marito Edi svaporeranno. Poi è venuto il venerdì di sangue a Parigi e mi ha richiamato.

 

Laura, Edi e le loro figlie sono albanesi. Poche settimane fa, quando la Camera ha approvato in prima lettura il testo sulla nuova cittadinanza (310 sì, 66 no e 83 astenuti compresi i deputati grillini), hanno festeggiato la notizia con i pasticcini e lo spumante. La nuova norma, all'esame del Senato, consentirebbe alle ragazzine, nate in Italia, di ottenere subito la nazionalità avendo già - come recita la legge - "frequentato regolarmente le scuole per più cinque anni". Ora Laura teme che gli xenofobi si prendano il Parlamento e riportino indietro le lancette della storia. L'ho tranquillizzata: non accadrà. Per un motivo attualissimo: l'integrazione degli immigrati è uno dei pilastri della lotta all'estremismo fondamentalista. È necessario che gli immigrati diventino in fretta cittadini italiani e, soprattutto, si sentano tali. La cronaca di queste ore dimostra che nei ghetti delle banlieue francesi e belghe - dove l'integrazione è utopia - è più facile diventare nemici mortali dell'Occidente, come è accaduto agli stragisti del teatro Bataclan e dello Stade de France.

Sono improbabili rigurgiti razzisti ai danni delle famiglie di Laura o di Ahmed, il tunisino che fa le pulizie condominiali nel palazzo di uffici dove mi capita talvolta di lavorare. Anche perché entrambi credono nel valore dell'istruzione, cuore delle loro vite. Per esempio, in questi giorni a cena a casa di Laura si parla solo del problema di D., la secondogenita, che sta per finire le medie: "Stamattina non voleva andare a lezione. Ha tutti 9 ma non capisce perché, quando non fa errori, in matematica le tocchi sempre un 7". Molte italianissime famiglie vorrebbero avere di questi problemi. Anche M., la sorella liceale di D., alle medie non ebbe vita facile. Le sue difficoltà erano con le compagne, che la escludevano dai giochi e dalle confidenze perché studiava troppo e le metteva in ombra. Non perché non è italiana.

I luoghi d'elezione dell'integrazione più efficace sono le scuole. Nella stragrande maggioranza delle quali va avanti il processo d'italianizzazione di alunni e studenti. Con difficoltà, certo, ma più che in altri paesi europei. Un rapporto di qualche anno fa della Regione Emilia-Romagna faceva notare che "l'apprendimento può rappresentare, di riflesso, una sorta di apprendimento da parte di tutta la famiglia. Ecco quindi che integrare positivamente bambini significa integrare positivamente la famiglia intera". Poiché la voglia di riscatto sociale degli immigrati è un propellente potente - lo fu per gli italiani emigrati dalla fine dell'Ottocento nel nord Europa, negli Stati Uniti, in Argentina, in Brasile, in Australia - non è strano né raro che gli alunni e gli studenti migliori siano stranieri. Accade anche all'università. Nelle facoltà di Medicina, mi assicurano, i più motivati sono proprio gli albanesi, a molti dei quali affideremo tra qualche anno le cure nostre e dei nostri famigliari. Fior di architetti romeni vengono sfornati a Milano e a Roma. I cinesi preferiscono Ingegneria ed Economia, con successivo master all'estero. Le statistiche più aggiornate mostrano che il 16% degli universitari stranieri sono albanesi, seguiti dagli africani (13%), dai sud e nordamericani (10%), dai cinesi (9%) e dai romeni (8%).

È un fenomeno molto positivo. Sono questi ragazzi a chiedere con maggiore forza che l'approvazione della legge sulla nuova cittadinanza sia accelerata, non bloccata. Salvini si rassegni: Ahmed, Laura, Edi, M., Siril, Ivan, Ibrahim, Manuel sono parte del nostro presente e del nostro futuro. E a isolare gli aspiranti killer delle nostre comunità sarà la cultura, italiana e condivisa.

 

 

 

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