Così muore una biblioteca In evidenza

Giovedì, 18 Dicembre 2014 01:25

di Giovanna Murano pubblicato su roars.it 18 dicembre 2014

Il 10 dicembre è entrata in vigore la riforma del ministero dei Beni e delle Attività culturali e, come ha ricordato Tullio Gregory, con essa «il processo di liquidazione del patrimonio archivistico e librario giunge al suo esito estremo». La legge declassa le biblioteche di conservazione, le priva del ruolo dirigenziale e ne affiderà la direzione a funzionari privi di specifica preparazione.

Tra le biblioteche colpite dal declassamento la Medicea Laurenziana di Firenze che con il suo patrimonio di oltre 11.000 manoscritti e 2.500 papiri è tra le più insigni del mondo. Dopo anni di tagli si era sperato in una decisiva inversione di rotta, in segnali positivi che non ci sono stati. La legge appena entrata in vigore condanna alla morte per estinzione biblioteche il cui patrimonio il mondo ci invidia.

Il 10 dicembre è entrata in vigore la riforma del ministero dei Beni e delle Attività culturali e, come ha ricordato Tullio Gregory dalle pagine del Corriere (29 nov.), con essa «il processo di liquidazione del patrimonio archivistico e librario giunge al suo esito estremo». La legge che riforma per l’ennesima volta il ministero voluto da Giovanni Spadolini declassa le biblioteche di conservazione, le priva del ruolo dirigenziale e ne affiderà la direzione a funzionari privi di specifica preparazione.

L’autonomia tecnico amministrativa è stata reinserita (pare per una svista) nel D.M. a seguito delle proteste della comunità scientifica, dopo essere stata cancellata, tuttavia biblioteche come la Braidense di Milano e l’Estense di Modena avranno dirigenti museali, altre dipenderanno dalla Direzione Generale Biblioteche (vd. la replica del ministro Franceschini del 1 dic. sul Corriere).

Dirette da una professionalità diversa da quella di un bibliotecario, è evidente che l’autonomia tecnica scientifica della Estense e della Braidense sarà indirizzata alla parte museale, piuttosto che alla biblioteca. Per le restanti non è chiaro come potrà attuarsi l’autonomia se il direttore sarà un funzionario che non potrà assumersi responsabilità che vanno al di là delle proprie specifiche competenze scientifiche e dovrà sempre e comunque interfacciarsi con i propri superiori gerarchici a Roma (questi ultimi non sempre pienamente coscienti del valore dei beni che hanno la responsabilità di tutelare) [1].

Tra le biblioteche colpite dal declassamento la Medicea Laurenziana di Firenze che con il suo patrimonio di oltre 11.000 manoscritti e 2.500 papiri è tra le più insigni del mondo. Iniziata da Cosimo il Vecchio e poi arricchita da Piero e Lorenzo de’ Medici, dal tumulto del Savonarola, nel 1498, fino al 1522 ha subito molte traversie (fu anche a Roma dopo essere stata acquistata dal figlio di Lorenzo, Giovanni de’ Medici). Riportata a Firenze, papa Clemente VII incaricò Michelangelo di costruire la biblioteca nei chiostri della basilica di San Lorenzo.  Il salone destinato ad ospitare la biblioteca fu realizzato per volere di Cosimo I su disegni michelangioleschi. Il pavimento è di Niccolò di Raffaello mentre Giovanni da Udine, un allievo di Raffaello, ha creato le vetrate dipinte a fuoco. Vasari, per finire, ha costruito il vestibolo.

Nessuna altra biblioteca al mondo più vantare un tale novero di artisti impegnati nella sua costruzione, e poche altre possono vantare il suo patrimonio [2].

Altrove, in Germania ad esempio, i direttori delle biblioteche di conservazione non sono burocrati ma docenti universitari in quanto la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni librari conservati nelle biblioteche storiche necessita di elevati livelli di specializzazione, la conoscenza delle lingue classiche, della paleografia greca e latina, della codicologia, della storia ed archeologia del libro, della filologia. Inoltre le scelte compiute in campo biblioteconomico e digitale hanno ripercussioni sulla ricerca e non soltanto nell’area delle discipline umanistiche.

Mentre nel resto d’Europa dalla British Library, alla Bibliothèque Nationale di Parigi, a Monaco e Berlino le biblioteche nazionali sono diventate centri di innovazione e ricerca, in Italia la nuova legge sui beni culturali condanna alla marginalità persino le due biblioteche nazionali, quelle di Roma e Firenze, relegandole al ruolo di meri poli bibliotecari regionali. In Germania il DigitalisierungsZentrum di Monaco ha reso disponibili ad oggi 1.055.738 testi digitalizzati, in Italia, la Biblioteca Nazionale di Firenze non è stata ancora in grado di inserire nel catalogo online il suo intero patrimonio librario (in Opac non si trovano la maggior parte dei libri pubblicati prima del 1984 per accedere ai quali occorre ancora consultare il catalogo cartaceo). E questo mentre migliaia e migliaia di nuovi libri giacciono, non catalogati e dunque inaccessibili agli utenti, nei magazzini e l’acqua piovana devasta le sale di consultazione.

È notizia di due giorni fa l’intenzione di impegnare i 52 esuberi risultanti dal nuovo piano di rilancio del Teatro Comunale di Firenze «soprattutto nella Biblioteca Nazionale». Il sindaco Nardella non ha precisato per fare cosa. Per la catalogazione? Per le verifiche del deposito legale? (I periodici hanno lacune spaventose). Per l’avvio del deposito legale delle risorse digitali? (In Italia ancora in fase di sperimentazione). Per la creazione di una piattaforma online destinata ad accogliere le riproduzioni digitali dei periodici italiani? (Come Persee in Francia).

Dopo anni di tagli si era sperato in una decisiva inversione di rotta, in segnali positivi per il reclutamento di nuovo personale competente e professionale, di migliori dotazioni strumentali. Questi segnali non ci sono stati e la legge appena entrata in vigore condanna alla morte per estinzione biblioteche il cui patrimonio il mondo ci invidia.

[1] È esposto in queste settimane a New York il Cantico delle creature, ms. Assisi, Sacro Convento, 338:

è stato trasportato addirittura in Australia uno dei più grandi capolavori della cartografia di ogni tempo la Mappa Mundi di fra’ Mauro custodita nella Biblioteca Marciana di Venezia

[2] La Laurenziana è anche la biblioteca che custodisce il libro più venerato della storia (da sempre escluso dalla consultazione) che non è un esemplare della bibbia, o del talmut o del corano, ma la codificazione della giurisprudenza classica, raccolta per volere dell’imperatore Giustiniano nel secolo VI d.C., le Pandette.

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